Presidiare adeguatamente il mondo degli anziani costituisce una necessità per la categoria, ma anche per l’intera società. C’è infatti bisogno di un utilizzo pieno, consapevole e maggiormente equilibrato di tutte le risorse umane disponibili, specie in considerazione dell’allungamento progressivo della vita.
Da tempo ormai il Rapporto ESSERE ANZIANO OGGI rappresenta un appuntamento di analisi e di confronto su questo tema.
Quest’anno si è voluto tuttavia compiere un’operazione più articolata che implica anche di parlare di giovani per parlare meglio di anziani.
Non si tratta di un’indebita estensione dell’argomento, bensì della naturale conseguenza delle analisi promosse negli anni passati da 50&Più Fenacom.
Se si vuole infatti riequilibrare il sistema di convivenza e le risorse pubbliche e private in gioco, rispetto ai bisogni del mondo anziano bisogna innanzitutto riconoscere che esso è costituto da una parte maggioritaria di persone in buone e/o discrete condizioni di reddito, di salute e di autonomia, specie se si guarda al periodo immediatamente seguente all’entrata in pensione (60-70 anni di età).
Ed è proprio su questa fascia di persone che è stata posta l’attenzione quest’anno, per verificarne meglio le potenzialità nascoste, in vista di un loro re-inserimento sociale più dinamico e non solo di un loro “buon ritiro” dalla vita attiva.
Parallelamente si è guardato ai giovani 20-30enni che hanno problemi di inserimento nella vita adulta, ma tendono a gestire un decennio impropriamente prolungato e spesso deresponsabilizzante, rispetto alle proprie possibilità reali.
Entrambi i gruppi sociali considerati hanno dunque l’esigenza di sfruttare meglio la forza inespressa dei “due 10” (i dieci anni che intercorrono tra i 60 e i 70 e tra i 20 e i 30 anni di età), per rendere più piena ed interessante la vita dei rispettivi protagonisti, ma anche maggiormente equilibrate le relazioni tra le diverse generazioni, in tema di diritti e di doveri reciproci.
Le ali generazionali esterne considerate dal Rapporto sono portatrici di energie vitali, ma non risultano spesso sufficientemente impegnate a vivere al meglio delle possibilità la loro esperienza di vita, giocata al rialzo, per se stessi e per l’intera società. Tanto più che una vita anziana sempre maggiormente estesa e un periodo giovanile eccessivamente prolungato finiscono per schiacciare in maniera inappropriata la fascia adulta in termini di oneri economici, organizzativi, psichici e relazionali che invece dovranno essere ridistribuiti in modo più equilibrato tra le generazioni.
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