Persone anziane o persone mature? La questione non è puramente linguistica, perché costituisce un segnale di identità e di assunzione di responsabilità da parte dei soggetti oltre l’età della pensione.
Riportare a visibilità sociale la componente vitale del mondo anziano, facendola uscire dall’area indistinta in cui le persone di una certa età venivano tradizionalmente collocate è stato un impegno costante del Rapporto Annuale “Essere Anziano Oggi” che ha raggiunto ormai la sua quinta edizione.
Questa volta si è voluto mettere a confronto quattro generazioni parallele attraverso quattro distinti campioni (giovani, giovani-adulti, adulti ed anziani) sui temi-chiave della maturità e cioè la percezione dell’identità e del ruolo sociale della terza età, le funzioni crescenti che la componente vitale di essa esercita e la necessità di “bilanciare” le relative politiche. Servono infatti una politica specifica, di tipo promozionale verso gli anziani vitali e una, altrettanto specifica, di tipo assistenziale per gli anziani deboli.
I risultati dell’indagine mostrano un’elevata convergenza di opinione degli intervistati sull’evoluzione dell’anziano verso una figura più ricca e articolata rispetto al passato. Ma evidenziano anche la necessità di rompere la “fissità” dello schema dei rapporti che legano le generazioni tra loro, andando al di là dell’unico tema che di solito si affronta (“chi pagherà le pensioni?”), per investire invece il lavoro, il reddito, il sostegno psicologico, lo scambio emotivo e valoriale.
Abbiamo un vestito normativo, ma anche culturale, ormai invecchiato per capire come sia profondamente cambiato un corpo sociale e non solo una componente di esso.
Presidiare le trasformazioni di uno dei soggetti in gioco (le persone mature) può innescare un processo di revisione più ampio e contribuire a disegnare rapporti più equilibrati e soddisfacenti per le singole generazioni.
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