Oggi assistiamo ad un calo di tensione interpretativa nel paese e a una relativa marginalità della ricerca socio-economica.
Le cause possono essere molteplici. Le risorse pubbliche hanno subìto in questi ultimi anni tagli notevoli indebolendo quindi la ricerca. Le grandi spinte interpretative degli anni ’70 e ’80 sono state sostituite dalle esigenze attuative di tanti progetti europei che “esigono” quantità industriali di monitoraggi e valutazioni, con poco sforzo interpretativo generale.Le stesse aziende finiscono per esplorare il breve periodo nell’incertezza delle prospettive del medio-lungo e sono interessate all'”apparire” più che all'”interpretare”, alla risonanza sui media più che alla ricerca ben fatta.I portatori della cultura d’interpretazione sono finalmente entrati nella stanza dei bottoni e si sono trovati a trasformare il loro sapere in saper fare.
Eppure si comincia ad avvertire oggi qualche disagio da interpretazione povera.Il troppo monitorare fa crescere il bilancio degli istituti di ricerca, ma non un’altrettanto forte accumulazione culturale.
Il futuro si presenta incerto e sicuramente sottoposto a trasformazioni strutturali rilevanti che dovranno far seguito al nostro ingresso nell’Euro: la competizione si farà più serrata sull’economia reale, senza compensazioni di tipo svalutativo; il welfare dovrà trovare un ulteriore, inevitabile riequilibrio verso le responsabilità private; le infrastrutture e i grandi monopoli pubblici che le gestivano dovranno navigare nel mare aperto della liberalizzazione e della privatizzazione, con dismissioni rilevanti di forza lavoro.
Servono certamente soluzioni tecniche adeguate, ma servono altrettanto la ricerca e l’interpretazione appropriate sulle future logiche del produrre, del risparmiare, del consumare, del vivere.
La ricerca interpretativa ha bisogno di una nuova stagione, anche per aiutare una classe dirigente ad imprimere indirizzo e orientamento a una società che cambierà profondamente il proprio modo di essere e di agire in questi anni, a cavallo del nuovo secolo che si apre.
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