Ormai per la quarta volta il Beauty Report/2013 conferma il consueto appuntamento annuale di analisi e di interpretazione del settore cosmetico italiano su iniziativa di Cosmetica Italia – associazione nazionale imprese cosmetiche e realizzato dalla società Ermeneia – Studi & Strategie di Sistema di Roma.
Permane l’obiettivo di fondo che è quello di presentare alle istituzioni, agli operatori, ai media e all’opinione pubblica un settore sovente sottostimato, mentre esso risulta collocato al centro di una lunga filiera che comprende più di 200 mila addetti e che ha fatturato nel 2012 più di 9 miliardi di euro.
Il Beauty Report/2013 comprende l’annuale check-up delle imprese industriali cosmetiche, le quali hanno mostrato nel 2012 una capacità di tenuta malgrado la crisi sul piano dell’andamento del fatturato (+0,9%) e dell’export (+7,0%), pur in presenza di contrazione dei consumi, specialmente in alcuni canali, che ha portato ad una diminuzione media del -1,8%.
Vicino al check-up sono state effettuate due ulteriori analisi specifiche. La prima ha posto l’attenzione su un ulteriore anello importante della filiera cosmetica dopo quelli considerati nei due anni precedenti (l’acconciatura e la farmacia): quello delle Profumerie. Attraverso un apposito questionario si è registrato l’impatto della crisi, il ruolo attuale e quello di prospettiva delle profumerie stesse che nel 2012 hanno avvertito più di altri canali le conseguenze dell’attuale situazione economica. La seconda analisi è stata rivolta ai consumatori sia per verificare l’evoluzione degli atteggiamenti e dei comportamenti di spesa, i quali riescono a mantenere uno “zoccolo” di aciclicità anche se lievemente “limato” dalla serietà della crisi in corso sia per esplorare il rapporto dei consumatori con la Profumeria, canale tutt’ora importante per la vendita dei prodotti cosmetici (2,2 su 9,6 miliardi di euro in totale nel 2012).
Nell’insieme si può affermare che il settore, tradizionalmente meglio posizionato rispetto ad altri nei confronti della crisi, ha cominciato ad avvertire un po’ più quest’ultima, pur mantenendo intatta la propensione degli imprenditori a reagire e ad innovare con continuità, che da sempre li caratterizza.
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