La formazione è quel bene intangibile eppure prezioso che accompagna la nascita e lo sviluppo dell’impresa. Quest’ultima è alla costante ricerca di risorse umane ad un tempo preparate, flessibili e pronte a rigiocarsi su nuovi ruoli, specie quando “tutto cambia” come avviene oggi: mercati, bisogni del cliente, competitors, tecnologie, forme organizzative.
Ebbene la formazione si presenta sotto una duplice veste: quella esplicita, per la quale si predispongono corsi, materiali didattici, docenze; ma anche quella implicita che si declina nell’attività quotidiana di trasmissione del know-how aziendale, attraverso le tante forme di affiancamento, le riunioni volte alla soluzione di uno specifico problema, la partecipazione a seminari informativi, a convegni, a manifestazioni fieristiche (dalle quali si possono “rubare” quote formative utili per l’impresa).
Mentre il primo tipo di formazione si misura abbastanza facilmente, il secondo sfugge ad un suo concreto apprezzamento, specie se le aziende sono di piccola dimensione sono quelle italiane nel 94% dei casi.
Per questo si è tentata un’operazione del tutto innovativa: quella della misurazione della formazione implicita nelle aziende di un’intera regione come l’Emilia-Romagna (in termini di consapevolezza imprenditoriale, di beneficiari, di formatori, di ore dedicate, di costi sostenuti).
I risultati mettono in evidenza come le aziende emiliano-romagnole siano particolarmente impegnate sul fronte della formazione esplicita come pure su quella implicita. Tanto da sostenere un costo complessivo che si ripartisce quasi alla pari tra l’un tipo e l’altro. Ma con una massa di attività ancora più forte per la seconda rispetto alla prima.
Il tema affrontato risulta essere di assoluta attualità per molte ragioni, ma in primis per la necessità di sfruttare appieno il patrimonio di conoscenze distintive d’impresa che la novità dei nuovi Fondi Interprofessionali esige e sollecita contemporaneamente.
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