Chi si trova oggi in posizione di responsabilità nella direzione generale del Paese, sia nel campo pubblico sia in quello privato, avverte con particolare sensibilità il tema della creazione di nuova classe dirigente.
Si registra infatti un bisogno diffuso di rimettere in moto un processo in grado di far crescere, in chi esercita il potere ai vari livelli, il senso dell’interesse collettivo. Qualcosa che vada al di là della pur legittima necessità di tutelare le esigenze di categoria, di azienda, di gruppo. Perché “essere classe dirigente” presuppone di possedere autorevolezza e non solo di esercitare il comando. Una qualità difficile, ma essenziale la prima, fatta di tante caratteristiche diverse che comprendono capacità di visione, competenza, autonomia decisionale, abilità nel suscitare soluzioni condivise. Ma fatta soprattutto della capacità di non disperdersi nel confronto quotidiano: per recuperare un disegno più vasto e saperlo trasmettere con entusiasmo a chi lavora con noi, ai quadri emergenti, alle giovani generazioni.
L’idea di un Rapporto annuale sulle classi dirigenti, elaborato con rigoroso impianto scientifico dalla Luiss in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, Alma Mater Studiorum Università di Bologna ed Ermeneia, nasce da una duplice esigenza: colmare un’oggettiva lacuna di analisi empiriche sul tema; attivare uno sforzo comune di creazione di nuove élite, per ristabilire regole di selezione di comune interesse e assumere responsabilità conseguenti sul piano del fare concreto.
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